Perseveranza e risultati

Buon giorno a tutti, il titolo di quest’ articolo è tutt’altro che banale, a partire dalla sua semplice definizione, la perseveranza promette innanzitutto l’impegno nel proprio credo e subito dopo un atteggiamento che a volte potrebbe essere interpretato, dall’osservatore esterno,  come rigido e poco flessibile, nel senso del “suo” potenziale di cambiamento.

Ma ahimè, non è sempre così.

La mia personale esperienza a questo proposito potrebbe ben prestarsi a questa prima considerazione, riferita alla scarsa mobilità dell’azione nella direzione del cambiamento.

Il racconto della mia scelta di vita professionale fatta circa 40 anni fa, in relazione ai risultati fin qui ottenuti, orientati ancora alla proposta della propria disponibilità, esprimono in modo inequivocabile un percorso a dir poco deludente e passatemi il termine.. fino alla testardaggine (per l’osservatore esterno). Ma permettetemi di affermare che le scelte fondamentali della propria esistenza, ognuno le attua in funzione del proprio sistema di valori e soprattutto non sempre saranno condivisibili con il contesto che evolve sui binari dei luoghi comuni (fare soldi, fare impresa, creare e rimanere il segno, ecc…)

Cosa rende allora vivido ed evergreen la continua ricerca del proprio fare?

Alcuni potrebbero pensare ad una caratteristica come l’irrequietezza, altri la paura dello spegnersi degli entusiasmi, altri ancora  un perenne desiderio di affermazione, oppure  ancora difetti di autostima, e cosi via dicendo. Io invece, penso ad una sola condizione prioritaria, ovverosia: la fanciullezza intesa come il piacere di ritrovarsi in una permanente età, eterna scintilla del divino.